Struttura della mente

(Versione aggiornata al 31/7/2019)

In questo articolo ipotizzo una struttura generale sistemica della mente e i principi generali del suo funzionamento. 

Le seguenti figure (la seconda e la terza sono ciascuna un'esplosione della precedente) rappresentano la mente come "sistema" composto di sottosistemi intercomunicanti, ciascuno specializzato in particolari funzioni che contribuiscono, in modo coordinato, al funzionamento generale della persona, cioè al suo comportamento e alla sua sopravvivenza. (Fare clic sulle figure per ingrandirle).



Figura 1: Struttura della persona e della sua mente




Figura 2: Struttura delle mente senza dettagli




Figura 3: Struttura della mente con dettagli



PRINCIPI GENERALI


CHIARIMENTI

Un mio amico mi ha chiesto: "Come poni questo tuo modello rispetto a quelli modulari, per esempio, di Fodor e Pinker? Altra domanda: come interpretare il fatto che poni la rete neurale e ormonale nel mezzo tra due batterie di sottosistemi?"

Segue la mia risposta.

Direi che il mio modello è sicuramente modulare, anche se suppongo, come ho scritto in una nota, che certi sottosistemi siano “distribuiti” fisicamente in più zone del sistema nervoso o del corpo in generale. Inoltre non escluderei proprietà ologrammatiche, ovvero repliche diffuse di informazioni (come per il DNA) e di funzioni.

Il mio modello è al tempo stesso cognitivista e psicodinamico (avrai notato la presenza del super-io), sistemico, ovvero cibernetico, e non behaviorista nel senso stretto del termine.

L’idea di Fodor che i processi cognitivi di alto livello non siano modulari mi lascia perplesso. Io infatti suppongo che tali processi siano comunque di pertinenza di un “sottosistema” (ovvero modulo) cognitivo (conscio e inconscio), anche se i relativi processi, cioè i “pensieri” non sono modulari ma “seriali” e “reticolari”.

Probabilmente la querelle tra Fodor e Pinker è solo apparente ed entrambi hanno ragione. Forse Fodor ha letto in modo riduttivo o riduzionista la visione di Pinker. Penso infatti che non si possa criticare qualcuno per ciò che non dice, ma solo per ciò che asserisce e ciò che esclude, e immagino che Pinker non abbia escluso le idee di Fodor, che possono essere considerate un’estensione, un completamento o un approfondimento di quelle di Pinker.

Il mio modello non è riduzionista (spero) e non esclude nessun fenomeno o meccanismo non ancora scoperto da scienziati o filosofi. E’ un tentativo di costituire un quadro generale da cui partire per approfondire i diversi aspetti della mente e della natura umana, come auspicato da Edgar Morin, che lamenta l’assenza di una specializzazione accademica: quella della generalità della vita. Come in un grande sistema informatico, è impensabile disegnarne o descriverne gli aspetti o gli elementi di dettaglio senza partire da una struttura “generale”, ovvero di alto livello, che può poi essere sezionata e approfondita sezione per sezione, ma senza mai trascurare interazioni tra le diverse sezioni (o moduli o sottosistemi), giacché non possiamo conoscere le cose in sé ma solo le relazioni tra le cose, come ci insegna Gregory Bateson.

Il mio modello è evoluzionistico in quanto credo sia il risultato di adattamenti della specie alle pressioni ambientali e in particolare alla condizione di interdipendenza funzionale degli esseri umani, come indicato nei principi generali. Tuttavia siamo ormai passati, come sai bene, da una evoluzione genetica ad una “memetica”, che per la mente è di grande importanza.

Il concetto di “incapsulamento” funzionale mi lascia perplesso e lo userei con cautela. Credo che certi “moduli” mentali non siano facilmente incapsulabili dal momento che comunicano simultaneamente con molti altri. Inoltre, come ho indicato nei principi generali, gli algoritmi che governano i moduli hanno un certo grado di aleatorietà.

Io credo che il difetto di molte teorie sulla mente (e che spero di evitare nella mia) sia quello di definire un modello abbastanza semplice da poter essere descritto in termini semplici, cosa che porta fatalmente ad un certo riduzionismo o addirittura semplicismo. Nel mio modello ci sono invece aree "misteriose" che non pretendo di spiegare, come la volontà (compreso il libero arbitrio), la coscienza e il sentimento, anche se possiamo immaginare certe relazioni e interazioni tra tali entità e il resto del “sistema”.

Vorrei a questo punto confrontare il mio modello con gli otto requisiti di un sistema “modulare”:
  1. Specificità del dominio: i moduli operano solo su determinati tipi di input, sono specializzati. [OK, salvo il fatto che diversi moduli si possono influenzare reciprocamente.]
  2. Incapsulamento informativo: i moduli non devono necessariamente fare riferimento ad altri sistemi psicologici per poter funzionare. [Parzialmente d'accordo, ma un modulo può avere molte connessioni con altri moduli e comportamenti reattivi con un certo grado di aleatorietà.]
  3. Attivazione obbligatoria: i moduli vengono elaborati in modo obbligatorio. [Nel mio modello ci sono aleatorietà, ovvero eccezioni alle regole e comportamenti “misteriosi”.]
  4. Alta velocità di elaborazione: probabilmente a causa del fatto che sono incapsulati (quindi necessitano solo di consultare un database limitato) e obbligatori (non è necessario sprecare tempo per determinare se elaborare o meno l'input in entrata) [OK.]
  5. Uscite di basso livello: l'output dei moduli è molto semplice. [Non sempre: nel mio modello l’output può essere non univoco, ambivalente, conflittuale, perfino paralizzante.]
  6. Accessibilità limitata. [OK nel senso che certi moduli non sono localizzabili e non possono comunicare con tutti gli altri, ma solo con alcuni altri, anche se la plasticità del sistema nervoso può creare nuove connessioni in certi casi.]
  7. Ontogenesi caratteristica: c'è una regolarità di sviluppo. [parzialmente d'accordo. Infatti mio modello l’ontogenesi si accompagna con l’apprendimento, ovvero uno sviluppo in cui le interazioni con gli altri moduli o con l’esterno influenzano lo sviluppo e perfino l'espressione genica.]
  8. Architettura neurale fissa. [Parzialmente d'accordo. Infatti, come detto sopra, la plasticità del sistema nervoso rende la rete di connessione modificabile.]
Per quanto riguarda la tua domanda “come interpretare il fatto che poni la rete neurale e ormonale nel mezzo tra due batterie di sottosistemi?”, ti rispondo che la rete neurale è disegnata come il “bus” di un computer, che permette a tutti i moduli di comunicare potenzialmente con tutti gli altri.

La posizione di ogni modulo nello schema non è significativa. L’architettura a "bus" è indispensabile nei computer per evitare “gli spaghetti” ovvero connessioni fisiche inestricabili (cavi elettrici) di tutti con tutti. Basta quindi collegare un modulo al bus, e in tal modo esso può comunicare con qualsiasi altro collegato allo stesso bus.

Suppongo che la rete neurale (neuroni, assoni, sinapsi, dendriti ecc.) funzioni come il bus di un computer, ovvero come un canale di comunicazione. Suppongo inoltre che un neurone possa avere un doppio ruolo: come nodo di comunicazione (di transito) di una rete, e come micromodulo di un sistema più grande, con funzioni particolari.

Vedi l'articolo "Modularità della mente" in Wikipedia.

Vedi anche Comprendere la natura umana.
Categorie: Mappa cognitivo-emotiva, Etica, Coscienza, Motivazioni, Mente, AAA, Sentimenti
Da Il mondo visto da me (2019-07-20)